SANTA MARIA GORETTI: LA CASTITA'

Conferenza tenuta da Prof. Divo Barsotti alla Scuola di Cultura Cattolica - Bassano del Grappa, il 17 febbraio 1986
(Trascrizione non rivista dal relatore)


Questa sera non parlerò di S. Maria Goretti, di cui c'è da dire poco, tranne il martirio accettato con amore e con il perdono verso colui che l'aveva uccisa. Ma il tema propone veramente un argomento scottante. Vorrei piuttosto cominciare in modo scandaloso: la castità è una virtù o è una stoltezza. E' ancora una virtù? Sembra che non sia una virtù, dato che il linguaggio che viene usato, qualche volta anche nella Chiesa di Dio, è un linguaggio che non si può tollerare. Virtù angelica. Prima di tutto gli angeli non sono casti e poi io devo essere uomo, non un angelo. La perfezione del cristiano è una perfezione umana, non angelica. Non possiamo pretendere di vivere in una natura diversa da quella che Dio ci ha data. E d'altra parte il vivere una vita umana implica anche una vita sessuale. L'uomo e la donna sono stati creati complementari proprio per la loro unione. Ci dice poi il Concilio Vaticano II che vi è una vocazione universale alla santità. Ne deriva allora che il cammino che più universalmente conduce alla santità è il matrimonio, dato che è l'unione più diffusa nel mondo. E' attraverso il matrimonio che ordinariamente si tende alla santità. E il matrimonio implica di per sè anche la vita sessuale. Ma allora la castità è una virtù o una stoltezza? E' questo il problema. Noi cristiani crediamo alla virtù della castità e alla sua importanza.
E' vero prima di tutto che l'unione tra l'uomo e la donna in cui può consistere la perfezione umana dell'uomo, comporta che uno che non vive nel matrimonio è imperfetto, perché sul piano biologico e psicologico, se l'uomo e la donna sono complementari, trovano la loro unione nel matrimonio. Però dobbiamo vedere se il matrimonio cristiano è sempre una via alla santità. Quello cristiano comporta la monogamia e l'indissolubilità. Questa vita sessuale è già ben ordinata e diretta.. Senza la Grazia divina anche il matrimonio diventa difficile da vivere, forse di più che non la castità perfetta. Quando tu concedi qualcosa all'istinto, esso diventa sempre piu avido. Il digiuno assoluto è più facile che il controllo di una passione.
Nel matrimonio ci deve essere il lato sessuale. Ma esso implica un argine che convoglia la forza dell'istinto verso un amore oblativo. Stare insieme significa non soltanto vita sessuale, ma esercizio di pazienza, di umiltà, saper accettare l'altro con i suoi limiti.
Il vivere sempre insieme vuol dire rendersi conto dei limiti che sono propri di ciascuno. Vuol dire smussare gli angoli, accettare l'altro come è, non pretendere di più. I figli poi esigono sacrifici, donazione sempre maggiore, col ricevere sempre meno. Si mandano avanti e poi se ne vanno. E' questo il cammino della vita nel matrimonio. Ma Dio sa far le cose. Attraverso il matrimonio Egli ci porta a vivere un amore oblativo, dono di noi stessi. La creatura non è, ha l'essere e la vita, dono di Dio. Ma l'uomo tiene quello che ha. Abbiamo bisogno di nutrirci degli altri, dell'opera degli altri.
Ma se siamo cristiani dobbiamo vivere progressivamente una liberazione continua da questo egoismo istintivo per divenire come Dio, degli esseri che donano. Il matrimonio è il cammino naturale perchè l'uomo raggiunga la perfezione della carità. Attraverso la vita dei figli, l'amore che prima era solo fuoco di passione diviene un consumare dell'essere in un amore che si dona, senza chiedere nulla. Le mamme sanno amare, sanno farsi da parte. Vivono del successo dei figli, e loro sempre più entrano nell'ombra, nel silenzio, vivono all'ombra dei figli. Il matrimonio dobbiamo concepirlo così. Tutti siamo impegnati a vivere un cammino di santità. Noi dobbiamo consumare prima di essere consumati. E' il caso dei sacerdoti. Devono vivere la castità perfetta prima del cammino naturale che ci porta veramente all'amore oblativo delle madri e de padri: un amore che è dono.
Ma perché dunque la castità è virtù?
Essa è quella forza divina che dona all'uomo di vivere una vocazione e una missione che è più grande di quella dell'angelo. Io non scambio la mia natura di uomo con la natura dell'angelo. Non solo perché il Verbo di Dio si è fatto uomo, ma proprio perchè l'uomo è chiamato a vivere una missione immensamente più grande di quella dell'angelo, e la vive attraverso la castità. Intendo dire che l'uomo è complesso, raduna in sè tutto - visibile e invisibile. E' corpo e spirito. Ora egli deve vivere una sua unità, che potrà realizzare nella misura in cui obbedisce soltanto allo spirito. Il corpo deve obbedire allo spirito, deve spiritualizzarsi. Non si può vivere statici. La stasi è la morte. Vivere è tendere in alto. La nostra vocazione è divenire Dio per Grazia, è vivere la vita divina. Ciò significa vivere Cristo che ci trascina con sé fino al Padre. Ma in questa ascesa ci portiamo dietro il corpo.
L'Ascensione del Cristo è il cammino di ogni uomo, il tendere verso Dio. E' la spiritualizzazione del nostro corpo. L'ultimo evento di salvezza del piano divino è la resurrezione della carne. Noi dobbiamo trasfigurare tutto l'universo, visibile e invisibile. L'angelo è puro spirito. E' nell'uomo che il mondo anche biologico e fisico viene sollevato fino a Dio. Ecco la missione dell'uomo: non salvare soltanto la propria anima, perché l'anima senza il corpo non è. Il corpo, d'altra parte, è in rapporto col mondo fisico che è come un corpo più vasto dell'uomo. Noi non possiamo salvarci che portando tutto questo universo nel seno di Dio. Ecco la missione del laico, sollevare il mondo fisico a Dio. Essere schiavi dell'istinto sessuale vuoi dire rompere quel disegno divino per il quale tutta la creazione deve essere salvata in Dio. L'unione fisica è certamente importante perché siamo uomini e non possiamo abbandonare, anche in questo amore che è essenzialmente oblativo, il corpo. Tutto l'essere umano deve sollevarsi a Dio. Se non ci fosse questo legame con il corpo, Dio ci avrebbe salvato strappando il nostro spirito dal corpo mortale. Ma Dio non vuole questo: mi ha creato uomo per essere, come dice la Genesi, re del creato. L'uomo non è angelo. Dice S.Tommaso d'Aquino che non c'è nemmeno rapporto tra un angelo e un altro angelo perché ogni angelo è specie a sè.
Noi uomini invece siamo legati da una unione invisibile ma forte che nessuno può infrangere. Una cosa che mi ha sempre fatto impressione è l'incarnazione. Come si fa a pensare che un domani vi siano uomini eternamente dannati. Io credo all'inferno. Ma c'è da spaventarsi al solo pensiero. Sono pur sempre degli uomini. E' il legame con il mondo fisico che dona all'uomo questa missione meravigliosa di salvare tutto l'universo. Solo lui lo salva. Ecco perché Dio si è fatto uomo e non angelo.
Gli angeli non possono essere salvatori del mondo, gli uomini sì. Tutto dobbiamo portare a Dio con Noi. Ecco allora dove sta il valore della castità. Impedisce questo abbandono ad una passione che distrugge l'unità dell'essere umano. Infatti anche nella vita sessuale l'uomo non deve mai cessare di essere uomo. Ecco che solo nel matrimonio è permessa questa esperienza, perché al di fuori del matrimonio c'è il gioco. Nel gioco sessuale c'è solo l'abbandono ad un istinto che ti fa strumento solo di divertimento che distrugge la tua unità. Certo ci sono giovani che si amano veramente come uomini, e non solo come strumento di piacere però la Chiesa giustamente esige che questo rapporto dell'uomo con la donna sia consacrato ai piedi dell'altare, tanto è difficile viverlo per entrambi senza la Grazia di Dio. Chi realizza veramente l'unione sono i due, insieme. Essi hanno una responsabilità talmente grave, che la Chiesa non può pretendere che si viva questa vita sessuale prima che la comunità cristiana accetti l'impegno di questi due giovani a vivere insieme per tutta la vita. La convivenza sul piano naturale si può anche capire, ma non sul piano cristiano, perché per il cristiano che è consapevole di non saper vivere questa unione senza la Grazia, questa unione è evidente che ci si sottoponga ad una comunità che ti riceve per questo tuo impegno.
La castità nel matrimonio è una forza che non distrugge il legame dell'uomo col mondo biologico. Una delle cose più belle per me è il Cantico dei Cantici, che conclude praticamente tutto l'Antico Testamento. Per me è impossibile che sia un libro che parla soltanto dell'amore umano. Parla di questo ma come simbolo, sacramento dell'amore dell'uomo per Dio e viceversa. Ora nel Cantico dei Cantici è proprio l'amore umano che diviene il simbolo dell'amore più alto di Dio per l'uomo, perché Dio prende l'uomo fin dalle radici più profonde. Dio non vuole solo l'anima dell'uomo, ma tutto l'uomo e con lui la creazione.
E' una castità che implica il cammino dell'uomo verso l'alto. In un mio libro intitolavo un capitolo così: dal matrimonio alla verginità. La castità perfetta viene al termine non prima. Noi sacerdoti abbiamo dovuto fare un cammino che normalmente gli uomini non consacrati compiono in 60 anni. Di qui la pericolosità della castità perfetta. Da qui la difficoltà di mantenerla, e le crisi anche in religiosi. Castità perfetta vuol dire anticipare quella perfezione che normalmente l'uomo compie dopo un cammino lunghissimo di sacrificio e di mortificazione. Si anticipa la vita celeste, che è verginità. Nel cielo ci si unisce alla creatura attraverso Dio. Il matrimonio stesso ci porta a vivere quell'amore oblativo in cui la castità diviene perfetta.
La castità perfetta è il termine ultimo di tutti, senza esclusione.
D'altra parte rendiamoci conto che se la perfezione dell'uomo consistesse nell'uso soltanto della vita sessuale, Dio avrebbe creato degli esseri sbagliati. Se si vive solo la giovinezza per 25 anni, perché mai ci avrebbe creati immortali?
Il nostro cammino tende dunque di per sè alla castità, ed ecco perché si esige solo nel matrimonio la vita sessuale, perché in esso si assicurano quelle condizioni per le quali la forza enorme della sessualità viene arginata e portata a vivere sempre più in una sublimazione di sacrificio. Anche Freud sapeva questo.
Il fatto che in ogni civiltà vi sia il tabù del sesso indica che ogni civiltà è il frutto di una repressione dell'istinto, in modo che la forza insita nell'istinto sessuale, che è una forza terribile viene ordinata, arginata e portata a sollevare l'uomo da una vita puramente animale ad una vita spirituale, di cultura, di impegno morale, di vita religiosa.
E' sempre nel far servire questa forza per dei fini che sono superiori ad un puro piano biologico che l'uomo sale. E' questa l'unità del dinamismo verticale che lo porta verso Dio. E' in questo.
Ecco perché i nostri Santi più grandi sono dei passionali. Hanno una forza che può portarli fino a Dio ma che può anche sconvolgere veramente ogni cosa. Delle "pappe molle" non li vogliamo. Se un seminarista è frigido, buttatelo fuori subito dal Seminario, dico spesso ai Rettori. Non può diventare sacerdote perché non può amare. Il sacerdozio implica un amore, grande. Chi sceglie Dio sceglie per amore, che esige un compimento infinito. Non si tratta di rinunce ma di scelte. Dio ci chiede di scegliere Lui, non di rinunciare. E la scelta passa attraverso o la donna che abbiamo scelto, o per i sacerdoti attraverso la scelta diretta di Dio. Ma è sempre una scelta.
Non c'è vita umana senza amore. La castità se è vera, sarà sempre espressione di amore. Essa è la perfezione stessa dell'amore perché tende sempre di più a prenderti totalmente e a consumarti nel dono di tutta la tua vita ai fratelli, ai figli, alla Chiesa a Dio. Non si ama meno, si ama meglio. Ecco cosa vuoi dire la castità nel matrimonio, e che cosa vuoi dire la castità per l'uomo. Essa deve sempre essere il segno dell'amore. Se non è tale non è una virtù cristiana.
Allora è una virtù o una stoltezza? Se non è amore è una stoltezza. E' un vizio, perchè la castità ti chiude in se stessa e in te stesso.
L'uomo solo per rifiuto non può amare. Coloro che non per colpa loro non hanno sposato devono superare seguendo il servizio di Dio. Non si può vivere l'amarezza di un rimpianto. Si deve vivere l'amore. La castità è sempre virtù di amore. Altrimenti è un vizio. Entrare nella vita scelta senza l'aiuto di Dio, vuol dire cadere spesso nei trabocchetti.
Chi non vive nella castità il proprio ordinarsi a Dio, un amore più perfetto, una donazione più piena di sè ai fratelli e al Signore allora la castità non è benedetta, non è una virtù, ma un vizio.
Essa è la forza che purifica il nostro amore e che dà la capacità di sollevare noi stessi e gli altri verso il Signore. Da qui si capisce l'importanza che ha il celibato per i sacerdoti. Perché sono nel popolo come maestri per un cammino di tutto il popolo verso il Signore. Devono precedere il popolo, e non possono farlo se non in quanto bruciano di un amore che li solleva già, anche nel loro copro verso Dio, in una vita di sacrificio e di donazione al Signore.
Penso che il celibato non sia essenziale al sacerdozio ma estremamente conveniente si, perché solo chi rinuncia al matrimonio può avere questa famiglia più vasta di tutti..
Può vivere come testimone del mondo divino.
La castità dunque è questo. Non so se vi avrò persuaso. Devo dire però che anche oggi rimane strettamente necessaria questa virtù. La violenza che si scatena oggi nel mondo, anche l'incredulità, deriva in gran parte dal fatto che l'uomo non argina più questa forza elementare che lo sconvolge e lo brucia. E' necessario di nuovo che insegniamo ai giovani il dominio di sè, per poter amare davvero. Non si tratta di fare della vita un puro gioco ma di viverla come una missione. E proprio perché è una missione estremamente grande, si impone che mettiamo a servizio di questa missione questa forza coinvolgendola a questo fine.
E' l'unità dell'uomo. Non c'è perfezione fintanto che l'uomo è diviso. Col peccato siamo divisi. L'unità finale dell'uomo è anche l'unità di tutto l'uomo che ritorna ad essere figlio di Dio, perché in lui soltanto può trovare il suo fine, può trovare la sua gioia ultima e perfetta.